ll diritto alle città di Battista A. Sangineto

ll diritto alle città di Battista A. Sangineto

Le città calabresi, ed i loro paesaggi, sono sotto assalto da molto tempo, ma ora l’attacco, in Calabria, si è fatto più duro, forse è quello finale, quello all’ultimo sangue. A Cosenza come a Catanzaro, i sindaci hanno deciso, programmato e attuato, come nel caso del capoluogo bruzio, la demolizione di edifici rinascimentali e post-rinascimentali nei Centri storici delle città che amministrano. La Petizione di Italia nostra, che vi invito a firmare, vorrebbe fermare la demolizione di alcuni edifici che si trovano nel Centro storico di Catanzaro: non solo il Convento della Maddalena ed il Convento della Stella costruiti fra il XVI ed il XVII secolo per erigere residenze per militari, ma anche il Convento di S. Agostino del XVII secolo per sostituirlo con nuove costruzioni destinate a funzioni imprecisate. Tutta questa furia demolitrice è finanziata, tramite la Regione Calabria, con il fondo europeo Horizon 2020.

Sì, proprio la Regione Calabria il cui presidente, Mario Oliverio, ha di recente affermato che “Il bando sul recupero e la valorizzazione dei borghi che sono un patrimonio incommensurabile della nostra terra, uno scrigno preziosissimo della nostra cultura e della nostra identità è un’altra grande occasione per dare impulso al cammino che abbiamo intrapreso. Facciamo nostra questa sfida culturale ad una impostazione che, per un lungo periodo di tempo, ha inteso la crescita e la modernità come sinonimo di creazione di nuove volumetrie ed eccessiva cementificazione”. Ecco, questa, è l’occasione buona per fare quello che ha detto: ritiri il finanziamento per questa ulteriore ed inutile cementificazione, presidente Oliverio.

Il Sindaco Abramo, nonostante avesse criticato il suo omologo cosentino proprio sul Centro storico, si comporta, dunque, nello stesso modo del Sindaco Occhiuto: entrambi demoliscono edifici antichi nei martoriati Centri storici delle loro città. Nel caso di Catanzaro per sostituire edifici di antica fondazione con il cemento armato, in quello di Cosenza per incapacità di gestire situazioni urbanisticamente, architettonicamente e socialmente complesse come quelle che si presentano nel pluristratificato e plurimillenario Centro storico bruzio. Sia nel caso di Catanzaro, sia nel caso di Cosenza non abbiamo percepito, purtroppo, la presenza dello Stato e dei suoi organi periferici, le Soprintendenze, ma sono sicuro che d’ora in poi il Soprintendente ABAP per le Province di Cosenza, Crotone e Catanzaro, dott. Mario Pagano, interverrà per far valere le leggi della tutela e per evitare gli ulteriori scempi che si preannunciano.

Di recente l’architetto Occhiuto, per sferrare il colpo finale, ha esteso la Zona a Traffico Limitato all’impervio Centro storico di Cosenza non per preservare e tutelare, come è accaduto dappertutto, i monumenti e gli edifici storici -per i quali ha già dimostrato, avendone demoliti alcuni, un totale disprezzo-, ma perché “con l’allungamento della vita … gli spazi urbani diventino percorsi di invecchiamento attivo, per stimolare le persone a camminare” (sic!). Nonostante la professione, l’architetto Occhiuto sembrerebbe aver fatto giuramento ad Ippocrate, invece che a Vitruvio.

L’attacco finale alle nostre città è stato sferrato, ma è stato sferrato in primo luogo contro i titolari del diritto alla città: i cittadini medesimi. Noi cittadini dobbiamo smetterla di subire e dobbiamo reclamare il diritto alla città, dobbiamo rivendicare il potere di dar forma ai processi di urbanizzazione, ai modi in cui le nostre città vengono costruite e ricostruite, e dobbiamo rivendicare il potere di farlo in maniera radicale.

Propongo la costruzione di un coordinamento fra gli abitanti delle città calabresi -potrebbe chiamarsi “Diritto alle città”- che si opponga a queste devastazioni urbane e del paesaggio rurale, che si opponga all’esproprio dei nostri diritti costituzionali e civici. Smettiamo di essere masse indistinte e prive di consapevolezza collettiva che popolano le città calabresi e proviamo ad essere una serie di comunità, una serie di comunità che abbiano, ognuna, la piena coscienza comune del nostro diritto alle città. Perché le città sono la rappresentazione materiale dei più importanti conflitti politici, sociali, culturali ed economici del nostro tempo.

 

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