Le tre scimmiette del separatismo nordista Massimo Villone

Le tre scimmiette del separatismo nordista Massimo Villone

Il ministro Boccia ha presentato alle regioni la proposta di legge-quadro sulle autonomie differenziate, e va domani in conferenza stato-regioni. Hanno subito alzato un muro i governatori nordisti. Zaia l’ha definita irricevibile. Fontana paventa ritardi.

Lo stesso lamenta Bonaccini. Li segue da ultimo Cirio per il Piemonte. Ma non si capisce di cosa si preoccupino. L’art. 1 della proposta definisce una disciplina di cornice per le intese, nel merito e nel metodo. L’art. 2 attiene ai livelli essenziali delle prestazioni (lep). Pongono argini a egoismi territoriali e pulsioni separatiste? No.

Come ho già scritto su queste pagine, la legge-quadro, in quanto legge ordinaria, rimane pienamente modificabile da parte di una legge sopravvenuta adottata sulla base di intesa con una regione ex art. 116, co. 3, della Costituzione. Anche configurando la legge-quadro come generale, rimane in principio modificabile da una legge speciale successiva recante intesa con una regione ex art. 116. Quindi, la legge-quadro non è idonea a vincolare successivamente alcunché, nel metodo o nel merito. Per contro, se la legge-quadro sopravvenisse rispetto a una legge precedente recante l’intesa ex art. 116, questa come legge cd rinforzata resisterebbe alla modifica. Sarebbe per essa anche inammissibile un quesito referendario abrogativo, cui rimane invece esposta la legge-quadro.

Se poi si volesse argomentare che la legge-quadro vincola non leggi successive ma l’intesa (art. 1) e quindi il governo nella trattativa con le regioni, si potrebbe rispondere che comunque non pone argini insuperabili. Ad esempio, l’art. 1, co. 1, lett. c), dispone che i futuri riparti delle risorse per le infrastrutture debbano tener conto della necessità di assicurare i lep su tutto il territorio nazionale. Giustissimo. Ma la parola chiave è «futuri». Come, quando, quanto? Non c’è fretta, visto che per la lett. e) se dopo 12 mesi mancano ancora i lep – che si fanno dopo la legge di approvazione dell’intesa – si passa alla spesa storica. Come appunto vogliono gli aspiranti secessionisti. Infine, nulla si dice su eventuali limiti insuperabili alle intese. Dopo la legge-quadro, si potrebbe ancora regionalizzare la scuola, le strade, le autostrade, i porti, gli aeroporti, le ferrovie, il demanio statale, i beni culturali, la tutela ambientale, la cassa integrazione? La risposta è: certamente sì. Ecco l’Italia degli staterelli.

Quanto al metodo, sul ruolo del parlamento l’art. 1, co. 2 dispone che l’accordo sottoscritto venga sottoposto al parere, non vincolante, delle commissioni parlamentari. Successivamente, il governo presenta in parlamento il ddl che approva l’intesa. Ma oltre ad alzare le mani per un sì o un no, i rappresentanti della nazione potranno modificare nel merito questa o quella disposizione dell’intesa? In breve, si rispetta l’art. 72 Cost., o no? Nulla si dice al riguardo.

L’art. 2 affida i lep a un commissario. L’esito ultimo è scippare al parlamento la definizione dei livelli essenziali e le conseguenti decisioni. Inoltre, come ho già scritto, i lep non garantiscono l’eguaglianza. Al più, pongono un limite all’eccesso di diseguaglianze. Né chiudono il varco all’Italia degli staterelli. Che servano a poco ce lo dice candidamente Cirio (Sole 24 ore, 13 novembre). Lamenta che i lep ritarderanno il processo autonomistico. Al tempo stesso, ci dice che ci sono già per la sanità. Che appunto è il settore in cui sono cresciute le diseguaglianze, fino a differenziare gli italiani per territorio persino nella aspettativa di vita. Per molti, è già morto anche il servizio sanitario nazionale.

Basta con le finzioni e i luoghi comuni. Mercoledì 13, nella trasmissione Rai del mattino, abbiamo sentito Bonaccini ripetere ancora una volta che non chiede un euro in più. Da tempo è ampiamente dimostrata la sperequata distribuzione delle risorse pubbliche a danno del Sud, che sarebbe confermata dalla spesa storica. Abbiamo sentito di residui fiscali, laddove sarebbe serio accettare che è un concetto inusabile nel contesto delle autonomie, come ha detto la stessa Corte costituzionale. Abbiamo sentito rivolgere per l’ennesima volta ai critici l’accusa di non aver letto le carte.
No davvero, le abbiamo lette, anzi studiate a fondo. Abbiamo avanzato censure documentate rimaste sempre senza una seria risposta. I fan del separatismo nordista sono un remake aggiornato delle tre scimmiette. Non vedono, non sentono, ma parlano laddove farebbero meglio a tacere.

 

IL MANIFESTO

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