La raccolta firme «Riapriamo le librerie»: l’appello (virale) degli scrittori. – di Nino Dolfo

La raccolta firme «Riapriamo le librerie»: l’appello (virale) degli scrittori. – di Nino Dolfo

Un libro è capace di farti sparire la stanza attorno mentre leggi. I questi giorni di quarantena e di domicilio coatto in seguito all’emergenza coronavirus, sono un bene ancora più primario. Piccoli oggetti di sogno e di fuga, di ricreazione e nutrimento. Particolare non secondario: le librerie in questi giorni sono chiuse per decreto, mentre i tabaccai sono aperti. Fumare si può, leggere invece non è così essenziale.
Non è un paradosso? Proprio per questo, scrittori e intellettuali, giornalisti e docenti accademici, lettori hanno firmato un appello rivolto al ministro dei beni Culturali Dario Franceschini con la richiesta di riaprire le librerie, che sono presidio di cultura, luoghi di incontro e dialogo. Certo, i libri si vendono anche online, ma questa disgraziata congiuntura epidemica che stiamo vivendo sta strangolando le librerie piccole e indipendenti che già sono in sofferenza e che non si possono permettere le spese del corriere. Il rischio è che il virus diventi un fattore di selezione innaturale, contribuendo all’estinzione di questi luoghi superstiti di promozione della cultura.
L’idea dell’appello è partita dalla scrittrice Lidia Ravera e ha trovato subito bordone tra molti suoi colleghi e rappresentanti del mondo editoriale (Massimo Carlotto, Maurizio de Giovanni, Ginevra Bompiani, Francesco Permunian, Piero Bevilacqua, Gianrico Carofiglio, Tomaso Montanari, Salvatore Silvano Nigro…). Qual è la richiesta, mirata in prospettiva, quando verranno attenuate le restrizioni? «Riaprire le librerie, con un commesso solo, con le mascherine, con i guanti, con l’ingresso di due clienti per volta, con il numerino come fuori dal supermercato, con l’amuchina, il disinfettante, con tutte le accortezze necessarie per tutelare lavoratori e titolari… Ma riaprire. Permettere ai piccoli librai di fare servizio a domicilio come può fare il colosso Amazon, e di portare a casa dei cittadini un buon libro, così come si può portare una pizza. I libri sono generi di prima necessità. Come il pane. E senza questo pane, in questo momento, rischiamo di morire di fame. Chiediamolo tutti. Per il bene di tutti».
«Il settore librario è uno dei più fragili — commenta il desenzanese Francesco Permunian —. Il protrarsi della chiusura delle librerie potrebbe essere una botta finale che va scongiurata. Altrimenti i libri ci arriveranno a casa con il furgone. E sarebbe una ulteriore perdita di umanità». L’elenco completo delle firme sul sito osservatoriodelsud.it, per firmare osservatoriodelsud@gmail.com.

“Corriere della Sera”, Cronaca di Brescia, 5 aprile 2020
Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay

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