Dalla pietas cristiana alla durezza dei fatti. Parliamo di politica.-di Massimo Veltri

Dalla pietas cristiana alla durezza dei fatti. Parliamo di politica.-di Massimo Veltri

Leggo in una nota che circola nel web: “… un sistema, cinicamente si è messo dietro un feretro, utilizzando un dolore realmente toccante per santificare e compattare se stesso, fingendo di elogiare il defunto. Il dolore da elemento salvifico, necessario, umanizzante, si sta trasformando uno strumento dell’inganno dietro al quale un sistema che ha bisogno di fallire per conservarsi nasconde le proprie strategie.

Di nove mesi di legislatura regionale restano un corto di Muccino e un vice-presidente in quota lega. E nessuno in così poco tempo avrebbe potuto fare miracoli, ovvio. Ma nove mesi sono bastati per capire che i miracoli non erano nemmeno previsti. Ora è legittimo cercare di far passare per sogno mancato un sogno che non c’è mai stato. Lo è per chi si proporrà alle nuove elezioni, nelle spoglie mentite dei ruoli. Lo è per chi vuole conservare lo strapuntino sul quale era appena salito. … la commozione non può essere l’ennesima occasione per farsi fregare.”

La laicità, affrontare con razionalità i fatti della vita, pur se questi ti pongono davanti a dolori, lutti, fatti sentimentalmente e emotivamente devastanti, sono parte fondamentale e costitutiva della civiltà occidentale. Una civiltà fatta di sentire e di ragionare, appunto, a volte immergendo l’una nell’altra, oppure sforzandosi di tenerli separati. L’equilibrio, e la costruzione di un insieme di valori e di norme comportamentali che tengano insieme una comunità, si basano essenzialmente sulla capacità di ricercare, e saper rintracciare, dinamicamente, una coesistenza fra questi momenti fondamentali della natura umana: individuale e collettiva.

In tempi: mesi, lunghi mesi, in cui il rosario, implacabile, di vittime del virus si sgrana impietosamente, assistere cinicamente o forse solo con indifferenza o distacco alla scomparsa di chi aveva in mano, politicamente, il potere nella nostra regione non era biologicamente, fisiologicamente, possibile: sarebbe stato, appunto, disumano. E infatti così non è stato, con manifestazioni, testimonianze, rievocazioni, tributi, numerosissimi: taluni sinceri e dettati da sensibilità particolarmente permeabili, altri conditi o massicciamente improntati a ipocrisie, iperboli, pure spropositi, investimenti di convenienza e salvaguardia di rendite di posizione, presenti o potenziali. Rassicura e fa sentire protetti riconoscersi nella figura, e nella memoria ancor più, di una giovane dinamica e piena di vita, posta in posizione apicale.

Forse, però, è questo uno di quei momenti in cui occorre tenere separato il pubblico dal privato, la commozione dal ragionamento. Bisogna cioè introdurre la politica, utilizzare quindi la categoria che separa i fatti dalle impressioni, badare agli interessi generali. La santificazione non fa bene né nei cieli né in Terra, quando non è esplorato ogni tipo di procedura necessaria a validarla.

E questa nostra terra, che pure di santi ne vanta di gloriosi (oltre che di poeti e di navigatori, è ovvio), farebbe bene si asciugasse gli occhi e dopo il periodo di lutto, doveroso e sincero, lo elaborasse come merita, il lutto, e si avviasse a voltare pagina. Anche perché il potere monocratico che la norma assegna al vicepresidente (presidente facente funzione, cioè), un vicepresidente designato dalla Lega e nemmeno eletto dal popolo non offre chi sa quali garanzie di efficienza e adeguatezza, sia pure in termini di ordinaria amministrazione e in tempi limitati fino alle elezioni.

Che cos’e’ mai ordinario in Calabria? Il dilagare del virus, il perenne braccio di ferro fra Regioni e Stato Centrale, la ripartizione e l’utilizzo dei fondi quali garanzie di guida e governo offrono? Non tanto a iniziative sorgenti dal basso, ormai velleitarie e spuntate, quanto ai diversi corpi intermedi nella società calabrese (ordini professionali, centri di ricerca, associazioni e fondazioni), alle parti sociali (sindacati, commercianti e produttori), alla dignità residua di ciò che resta dei partiti è assegnato un arduo ma indifferibile compito.
Sin da adesso e nel preparare le elezioni.

da “il Quotidiano del Sud” del 19 ottobre 2020

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