Cosa serve al Paese.-di Gianfranco Viesti. Perché il Nord deve dire sì ai fondi per il Meridione

Cosa serve al Paese.-di Gianfranco Viesti. Perché il Nord deve dire sì ai fondi per il Meridione

Di fronte all’emergenza Covid e alle sue gravi e pericolose ricadute economiche, i governi europei sono intervenuti. Grazie all’impulso della Cancelliera Merkel hanno definito una manovra di rilevante dimensione, assolutamente innovativa, che sposta molte risorse economiche nel tempo e nello spazio.

Nel tempo. Prendiamo a prestito soldi che restituiremo in futuro. Siamo egoisti? Viviamo sulle spalle di chi verrà dopo? Niente affatto: siamo lungimiranti, perché cerchiamo di evitare tracolli economici, fallimenti di imprese, crisi sociali, fratture politiche, che renderebbero molto peggiore la situazione anche dell’Europa degli anni Trenta.
Nello spazio. Investiamo risorse rese disponibili anche dai partner europei più forti con maggiore intensità negli Stati e nelle regioni con peggiori condizioni occupazionali e più colpite da questa tremenda crisi. Per altruismo? No, daccapo: per lungimiranza.

In una Unione così profonda come quella europea, i più ricchi stanno bene se anche i meno ricchi stanno bene. Le economie non sono monadi isolate, ma parti di un sistema molto integrato. Soprattutto i Paesi del Centro-Nord. A cominciare da Germania e Olanda, vivono trasformando ed esportando anche verso i Sud. Investire nei Sud è quindi un buon affare, nel tempo, anche per loro.

Garantisce domanda spagnola e italiana per la Volkswagen e la Philips. Evita tensioni politico-sociali, fiammate ribelliste o sovraniste. Ci assicura contro possibili rotture traumatiche, come quelle viste con la Brexit, di quella Unione politica, culturale ed economica che da sessanta anni pur con tanti difetti ci garantisce maggiore tranquillità e prosperità.

Che investire nei Sud sia conveniente nel tempo anche per i Nord lo mostrano tantissimi studi. L’economia non è come la ragioneria: se sposto risorse non ne ho di meno, perché mi ritornano sotto altra forma. Si veda da ultimo il rapporto sui fondi strutturali predisposto da economisti tedeschi e austriaci per il Parlamento Europeo pubblicato pochi giorni fa, con tutti i numeri. I contribuenti tedeschi pagano per lo sviluppo della Polonia; ma lo sviluppo della Polonia genera nel tempo talmente tante occasioni di commercio e di investimento per la Germania da rendere assai profittevole l’esborso iniziale.

Questa logica europea della Cancelliera Merkel e del Piano di rilancio fa fatica ad imporsi nel dibattito italiano. Tutti siamo contenti di ricevere i fondi perché siamo più deboli in Europa; ma quando si tratta di investirli, con la stessa logica, con maggiore intensità sulle persone e sui territori più deboli dell’Italia, al Sud, si levano gli scudi. Prima le locomotive! Come se la Cancelliera avesse detto: Spagna e Italia sono in forte difficoltà? Bene, investiamo ad Amburgo così vi trainiamo; e non l’esatto contrario.

Tutta l’Italia merita risorse e investimenti perché tutta l’Italia deve ripartire. Ma del tutto inaspettatamente la crisi Covid ci fa vedere chiaramente che è in particolare con il Sud che si può rilanciare l’Italia. Non solo per clamorosi motivi di equità fra cittadini, nei servizi (a cominciare da sanità e welfare) e nelle dotazioni, dai binari alle scuole. Ma anche perché la vera ripresa, un più positivo clima sociale, possono venire solo da un forte aumento strutturale dell’occupazione, al Sud su livelli infimi. Dalle donne e dai giovani del Sud che trovano lavoro: dai loro consumi (in parte rilevante di beni e servizi del Centro-Nord), dalle loro tasse.

E ridurre il carico contributivo sugli occupati al Sud per alcuni anni può favorirlo, riducendo il costo del lavoro per le imprese che operano in territori strutturalmente molto più deboli. Tutta la politica italiana dovrebbe convintamente sostenere questa posizione nella non semplice trattativa che ci sarà con la Commissione Europea per ottenerne l’autorizzazione.

Nel dibattito pubblico ciascuno sostiene i propri interessi: di impresa, di categoria, di territorio. È normale. Ma guardare solo al proprio stretto tornaconto, fare calcoli solo sulle prossime scadenze elettorali di questi tempi può essere pericoloso. Ce l’ha spiegato la Cancelliera: in questa crisi tremenda nessuno si può illudere di salvarsi da solo; si va avanti solo con un pensiero e un’azione di investimento ampia, nel tempo e nello spazio. Nell’interesse di tutti gli Italiani, questo è il momento di ricostruire l’Italia con il Sud.

da “il Messaggero” dell’11 agosto 2020

Foto di mohamed Hassan da Pixabay

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