Il Mezzogiono rialza la testa di Massimo Covello*
Sotto lo slogan: “ Ripartiamo dal Sud per unire il Paese” migliaia di lavoratori e lavoratrici, di giovani , di anziani, hanno partecipato il 22 Giugno scorso alla manifestazione nazionale indetta da Cgil –Cisl e Uil. Una manifestazione, serena, determinata e consapevole che ha portato in piazza tutta la condizione drammatica di un Paese che ha smarrito il futuro, che è sottoposto a continue sollecitazioni che una volta si sarebbero definite “sovversivismo delle classi dirigenti”, tese a dividere territori, a scatenare guerre tra poveri a rompere legami sociali ed umani. Come altro definire la nefasta volontà del governo giallo-verde a trazione leghista di perseguire con accanimento la cosiddetta “autonomia differenziata” che altro non è che la certificazione della rottura del patto fondamentale su cui è poggiata l’Unità del nostro Paese. Per citare solo l’ art 3 Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge….E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza….” E poi l’art 4 :” la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ecco, rivendicando che un’altra strada è possibile, Cgil –Cisl e Uil tramite la voce dei segretari generali Landini, Furlan e Barbagallo hanno chiesto al Governo di fermarsi, di ascoltare le ragioni e le proposte del sindacato. E’ il lavoro che unisce il Paese, sono gli investimenti pubblici che possono cambiare le prospettive economiche e sociali , è il rispetto della funzione della rappresentanza sociale che può ridare linfa alla democrazia, è la coesione che può garantire credibilità e forza nel confronto con l’UE e le altre nazioni. Mentre sfilavamo riecheggiavano i richiami ed i ricordi della precedente manifestazione unitaria nazionale a Reggio Calabria: quella del 1972. Erano i tempi dei “ boia chi molla”, del tentativo neofascista di strumentalizzare disagio e protesta alimentando il clima della guerra fredda per costringere ad una torsione autoritaria la prospettiva politica del Paese. Erano forme di contrasto, reazionarie, terroristiche, alla grande stagione dei diritti aperte con le lotte e le conquiste culturali, sociali, del biennio 1968/69. La forza del sindacato, l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici con in primo luogo i metalmeccanici, sotto il grido di “ Nord e Sud uniti nella lotta”, seppe contrastare quel disegno, difendere la democrazia, garantire, nonostante tutto, opportunità di crescita e cambiamento. Molta di quella lezione è andata dispersa. Oggi, l’individualismo, il conformismo, l’affermazione di pensieri ed idee xenofobe se non del tutto razziste hanno attecchito anche per gravi responsabilità del pensiero democratico e progressista, arreso al neoliberismo e rappresentato da classi dirigenti spesso ascare e corrotte. Nel mezzogiorno si sono perse battaglie storiche come quella del regionalismo e della legalità. Temi nuovi con cui confrontarsi, ma problematiche antiche come il lavoro, la dignità e l’accesso ai diritti di cittadinanza, la legalità declinata come giustizia sociale sono aperti e la manifestazione del 22 Giugno ha dimostrato che esistono le forse sociali, il protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici, la parte migliore del paese, che non rinuncia a lottare, che continueranno a farlo, per cambiare di segno il futuro dell’intero Paese e del Mezzogiorno in primo luogo.
* segretario regionale Fiom –Cgil Calabria