Un sentiero pericoloso di Gianfranco Viesti

Un sentiero pericoloso di Gianfranco Viesti

“Sono come le zecche dei cani”. Questa la definizione data da un cittadino di Lodi, davanti alle telecamere, dei bambini stranieri che una assai controversa delibera comunale esclude da mense e trasporto scolastico. Non si tratta di un caso isolato, patologico. Le azioni di governo, a livello nazionale e locale, ispirate a principi di intolleranza se non di vero e proprio razzismo, si vanno moltiplicando; e, con esse, sembra acquistare voce e uscire allo scoperto l’Italia peggiore. Le cause del crescere del rancore e delle pulsioni egoistiche di parte dei nostri concittadini richiedono di essere analizzate con attenzione e in profondità. Le possibili risposte per invertire queste tendenze non sono certo semplici. Per far breccia anche tra chi, come quel cittadino di Lodi che plaude ai provvedimenti di stampo razzista della sua sindaca, occorre assai più che un banale coro di critiche ai recenti provvedimenti governativi. Ma di fronte a manifestazioni pubbliche di siffatta violenza non è più possibile far finta di niente, derubricandole a posizioni isolate: sono vere e proprie grida che si pongono al di fuori dei principi di convivenza civile su cui è basata la vita pubblica dell’Italia repubblicana, al di fuori dei principi della nostra Costituzione. Si tratta di pulsioni sollecitate e coltivate direttamente dalla Lega. Un partito politico che si colloca oggi all’estrema destra dello schieramento politico (come, fra gli altri, ben documentato da un recente volume del Mulino), e che ormai basa la sua ricerca di consenso su misure che si pongono esplicitamente al di fuori di tali principi. Un partito che, non a caso, cerca sponde in altri partiti e movimenti che a scala europea sostengono posizioni estreme; come accade in Polonia e in Ungheria, anche stravolgendo lo stato di diritto, le istituzioni democratiche, le libertà di stampa. Che mette in discussione sempre più apertamente non specifiche politiche europee, ma lo stesso progetto dell’integrazione continentale e i principi di libertà e eguaglianza su cui esso è fondato. Sulle posizioni della Lega c’è troppa tolleranza. Ne è prova l’atteggiamento estremamente morbido di una parte rilevante del sistema dell’informazione, che sempre più spesso derubrica tutto questo a eccessi e casi sporadici; mentre appare attenta prima d’ogni altra cosa a non inimicarsi quello che è visto come il nuovo, grande potere del Paese. Ne è prova, tra l’altro, l’atteggiamento delle organizzazioni di categoria, fino al recente endorsment da parte del presidente di Confindustria poi malamente e parzialmente ritrattato: che teorizza per la prima volta una esplicita sudditanza di un’associazione di rappresentanza nei confronti di un partito politico. Ne sono prova le estese collaborazioni su base locale e il silenzio (o spesso l’aperta complicità) di larga parte delle classi dirigenti del Nord di fronte all’accelerazione del vecchio ma attualissimo disegno leghista della “secessione dei ricchi”, con la maggiore autonomia per il Lombardo-Veneto a spese di tutti gli altri italiani. Convenienze e opportunismi sono parte del gioco politico e degli interessi. Ma devono trovare un limite, un argine invalicabile. In tutta Europa ribollono pulsioni politiche e culturali pericolose. In Germania i neonazisti manifestano per strada e la polizia fatica a contenerli; in Polonia i giudici della Corte Costituzionale vengono sostituiti; in Ungheria si assiste alla chiusura di università. Paragoni con altri Paesi e altri periodi storici richiedono grande misura e attenzione. Ma dovrebbe essere ormai ben evidente che la Lega sta, assai rapidamente, facendo intraprendere anche al nostro Paese un sentiero pericolosissimo, le cui insidie per il nostro sistema democratico sono assi difficili da prevedere ma tangibili. Fuori dalla nostra storia, dalla nostra cultura, dalla nostra collocazione europea. Di fronte a questo progetto ci sono troppi imbarazzi, omissioni, silenzi; che non fanno che alimentarlo e renderlo, giorno dopo giorno, sempre meno impraticabile.

 

Pubblicato il 15.10.2018

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