Il voto e l’economia debole del sud di Amedeo Di Maio

Il voto e l’economia debole del sud di Amedeo Di Maio

Le riflessioni di Piero Bevilacqua sul successo elettorale del M5S a Sud e quelle di Enzo Paolini sull’autismo post referendum e post elezioni del PD, sono, per me, pienamente condivisibili. Non meriterebbero neanche di essere menzionate quelle tesi autoassolutorie che addebitano il successo del M5S al profondo spirito plebeo e sanfedista del Sud. Un popolo ignorante che il giorno dopo le elezioni si reca nei propri municipi a riscuotere il “reddito di cittadinanza” (evidente fake news) e tuttavia dimenticando che è lo stesso popolo che nel recente passato è stato generoso anche con il PD. Si rimuove il risultato ottenuto in luoghi dove è ancora presente una consapevole classe operaia. Penso a Pomigliano d’Arco, a Taranto e anche a Bagnoli dove la “dismissione” ha creato comitati di lotta per una rinascita ambientalista del quartiere, a zone minerarie in crisi in Sardegna, alla Sicilia deindustrializzata e sicuramente esiste qualche luogo così anche in Calabria. Mi sia consentito, per amor di retorica, accettare l’idea miseranda del nostro Mezzogiorno “accattone” e impostare un ragionamento cinico. Non v’è dubbio che l’elettore medio (e mediano) meridionale è sempre stato condizionato dalla sua condizione di economia debole. E’ per questo che la DC si preoccupava, con metodi sia leciti sia illeciti, di erogare sussidi appunto alla popolazione più debole, quella incapace di emigrare e quella che trovava un rifugio modesto ma sicuro nella pubblica amministrazione. Si trattava di un implicito reddito minimo “di esistenza”, non trasparente ma efficace. Poteva questa sia pure non nobile politica proseguire nel tempo del “patto di stabilità”, della sospensione delle assunzioni nella pubblica amministrazione, delle chiusure delle fabbriche, soprattutto di proprietà estera? Si è allargata la quota di popolazione bisognosa e invece di porre un argine agli effetti sociali delle politiche economiche dell’Unione europea, gli ultimi governi hanno “esodato”, ridimensionato il welfare e precarizzato l’offerta di lavoro attraverso il jobs act, riservando il sostanziale sussidio, al Nord alle banche e alle imprese; al Sud alla parte della popolazione costituita, come nel medio evo, da vassalli, valvassori e valvassini delle baronie politiche. Insomma, si sono aiutati i pochi e abbandonati i molti. Se ad ogni testa un voto, quale altro risultato il PD poteva attendersi? Dato il risultato elettorale, il M5S non potrà cassare il Mezzogiorno dalla sua agenda e tuttavia è, a mio avviso, molto incerto lo scenario prossimo futuro. Essere riusciti a spazzar via vecchi potentati e acuti familismi è un gran merito, tuttavia costituisce, direbbero i logici, condizione necessaria ma non sufficiente per una ripresa economica e sociale del Mezzogiorno. Nel programma del M5S non vi intravedo nulla di organico. Ho eluso fin qui la vera mia domanda. Chi altri, al posto del M5S, avrebbe potuto in tutti questi anni di crisi costruire il medesimo consenso e perché non è accaduto? Non ho la risposta o forse non voglio cercarla.

 

 

Amedeo Di Maio

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