Legge Calderoli, il doppio gioco di centrodestra e centrosinistra.-di Pino Ippolito Armino

Legge Calderoli, il doppio gioco di centrodestra e centrosinistra.-di Pino Ippolito Armino

Per chi si ferma ai titoli di testa, con il decreto legge approvato lo scorso primo febbraio dal Consiglio dei ministri (Cdm) su proposta del ministro Roberto Calderoli, l’autonomia differenziata è cosa fatta, una questione procedurale da sbrogliare in pochi mesi. È questo sentire comune che consente alla Lega di esultare, di considerare il deliberato del Cdm un risultato storico e di spenderlo in campagna elettorale per mantenere il suo potere in Lombardia.

In realtà il testo approvato in Cdm, oltre a perseverare nel riproporre una riforma profondamente sbagliata, è quanto di più contorto e contraddittorio si possa immaginare. È lo stesso Calderoli ad aver spiegato in conferenza stampa, in assenza della presidente Meloni ma in compagnia di Casellati e Fitto, che – dopo l’approvazione da parte del Parlamento, la definizione e il varo dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) – si dovrebbe arrivare a inizio 2024 con l’esame delle richieste di autonomia differenziata deliberate dalle regioni che, seguendo l’iter appena approvato, dovranno essere valutate, sottoposte a un negoziato con la presidenza del Consiglio e il ministro per gli affari regionali e le autonomie per divenire uno “schema di intesa preliminare tra Stato e regioni” da approvare in Cdm e trasmettere alla Conferenza unificata e quindi alle Camere per l’esame da parte dei competenti organi parlamentari che esprimono un indirizzo utile al perfezionamento di uno “schema di intesa definitivo” da sottoporre a ulteriore negoziato che porterà, infine, a un nuovo schema da approvare in regione, deliberare in Cdm e sottoporre all’approvazione delle Camere, prima che l’intesa venga sottoscritta dal Presidente del Cdm e dal Presidente della Giunta regionale e possa, infine, essere portata in Parlamento per l’approvazione definitiva con maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.

da “il Manifesto” dell’8 febbraio 2023

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