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Ambiente e sviluppo, da uno storico un progetto di futuro per Catanzaro.-di Filippo Veltri

Ambiente e sviluppo, da uno storico un progetto di futuro per Catanzaro.-di Filippo Veltri

Piero Bevilacqua fa lo storico di professione, ordinario alla Sapienza di Roma, impegnatissimo in questi mesi nella presentazione del suo ultimo libro sui temi delle guerre e del mondo in fiamme, ma torna spesso nella sua città, Catanzaro, ed ha rivolto una bellissima lettera ai suoi concittadini, su un problema di grande valenza legato al territorio sul mare del capoluogo regionale ma che va ben oltre i confini di quella città per il valore della proposta.

‘’Cari amici di Catanzaro – scrive il prof. Bevilacqua – poiché nei prossimi anni si giocherà una partita importante per il destino della città, io che ci sono nato e, per non vivendoci più da quasi 50 anni, ho con essa profondi legami, mi sono permesso di elaborare questo progetto che sottopongo alla vostra attenzione’’.

Il progetto è assai lungo e articolato, con una premessa ed un dettagliatissimo proponimento che si spera possa essere ripreso ed attuato dagli amministratori di oggi. Riguarda specificatamente l’area di Giovino, un polmone verde affacciato sullo Jonio, nei pressi di Catanzaro Lido verso Crotone, caratterizzato dalla presenza di un’ampia pineta lungo il mare e da una distesa di dune popolate da piante selvatiche e rare, circa 240 ettari, occupata da case, strade, ma anche orti, aziende agricole, campagne, aree incolte. Per questo vasto territorio il Comune di Catanzaro ha in progetto una lottizzazione per costruire prevalentemente edifici ‘’e io invece credo che sia possibile avviare un nuovo corso di intrapresa economica, un modo avanzato e moderno, ambientalmente sostenibile, di dare valore al territorio’’.

Cioè finalmente porre un alt al cemento selvaggio che drena risorse e distrugge l’ambiente.

A Giovino potrebbe nascere un Parco delle Varietà Frutticole Mediterranee, un’area in cui si raccolgono e coltivano le centinaia e centinaia di varietà dei nostri alberi da frutto. Oggi molte di queste piante sono presenti nei vari vivai della regione, presso i privati che le coltivano in modo amatoriale, disperse e spesso abbandonate nelle nostre campagne. Ma non formano aziende agricole vere e proprie fondate sulla varietà. Per costituire il Parco occorre dunque un’opera preliminare di raccolta a cui possono concorrere tanti nostri bravi agronomi.

‘’Non si creda – scrive Bevilacqua – che sia un’operazione del tutto nuova. Ad Agrigento, nella Valle dei Templi, alcuni agronomi dell’Università di Palermo hanno costituito anni fa il Museo vivente del mandorlo: un vasto giardino con centinaia di piante che producono mandorle e che tra febbraio e marzo attraggono folle di visitatori per la loro fioritura spettacolare. Certo, Giovino non è la Valle dei Templi, ma insieme alla Pineta e alle sue dune fiorite il Parco aggiungerebbe un elemento di attrazione non trascurabile.

Naturalmente, accanto al Parco dovrebbero sorgere uno o più vivai, dove le varietà vengono riprodotte e vendute, così da sostenere la diffusione di una frutticultura fondata sulla varietà e sulla qualità in tutte le campagne del comune di Catanzaro, dentro la città, anche nei giardini, nelle aree degradate e nude, e potenzialmente nel resto del Sud’’.

Occorre dunque uscire da una subalternità culturale non più tollerabile, che riguarda l’intero Sud. ‘’Vi ricordo che la Sicilia, il giardino d’Europa, per decenni la regione prima produttrice d’agrumi nel mondo, non ha mai creato un grande marchio d’aranciata. Della Calabria, buona seconda dopo la Sicilia, quanto a produzione, non è il caso di parlare. A tal fine un completamento dell’intero progetto sarebbe la creazione di un “Istituto per lo studio della biodiversità agricola e delle piante della regione mediterranea’’.

Un centro di ricerca, che potrebbe connettersi con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Reggio Calabria, col fine di studiare le potenzialità farmacologiche e d’altra natura delle nostre piante, ma anche il miglioramento varietale, le patologie.

La lettera, nel finale, è un auspicio: ‘’Cari catanzaresi, come sapete, nel territorio di Giovino la precedente amministrazione comunale di Catanzaro intendeva avviare un progetto di lottizzazione: nuove case, nuovi edifici, strade, nuovi centri commerciali.
Inoltre, poiché la popolazione di Catanzaro, come quella di tutta Italia, non cresce, anzi diminuisce, i nuovi abitanti di Giovino sarebbero sottratti a quelli della città. A quel punto il centro storico si svuoterebbe definitivamente e Catanzaro diventerebbe un luogo fantasma. La nuova giunta, composta anche da tanti giovani, ha davanti a sé una grande possibilità e una ancor più grande responsabilità’’.

da “il Quotidiano del Sud” del 3 maggio 2025.

Parte da Condofuri la riqualificazione e il rilancio delle coste calabresi.-di Alberto Ziparo

Parte da Condofuri la riqualificazione e il rilancio delle coste calabresi.-di Alberto Ziparo

Le accelerazioni evidenti e i relativi accentuati disastri (alluvioni invernali, incendi estivi) della crisi climatica – e le sue ricadute, compresa pandemia- stanno spingendo ad una maggiore attenzione generale alla riqualificazione ecologica dei contesti territoriali, che devono assicurare anche i contributi locali alla lotta per l’ambiente e il clima.

In questo quadro di forte tensione verso l’ innovazione ecologica si inserisce (purtroppo per adesso come unica eccezione calabrese) il “progetto di Parco a Mare di Condofuri “ , che sta infatti ottenendo riconoscimenti importanti da consessi culturali, tecnici e scientifici nazionali e internazionali attinenti le discipline urbanistiche e territoriali, quale modello innovativo di riqualificazione costiera utile anche a livello sovra regionale. E che sarà oggetto martedì 14 gennaio pv. di un convegno in webinar organizzato dai corsi di laurea di urbanistica e pianificazione dell’università di Firenze.

A Condofuri siamo in presenza di un tratto di costa ionica reggina che si è preservato dalla diffusione dell’insediamento, pervasivo e degradante, che ha segnato l’intorno- come molta costa calabra – e presenta ancora i caratteri ecopaesistici originali, con la percepibilità della sequenza linea di battigia – spiaggia – fascia predunale – dune – macchia mediterranea intensa e poi di transizione – urbanizzato. Tale area è però oggi minacciata da un lato dai processi erosivi della costa, dovuti a fattori macro e micro climatici, e dall’altro da una non ancora rilevante, ma crescente, recente pressione insediativa del centro urbano.

E’ localmente molto attiva la presenza di un laboratorio territoriale, formatisi già da alcuni anni per iniziativa di tecnici e ambientalisti locali, che è il proponente del progetto di riqualificazione. Elaborazione che costituisce il portato del programma territorialista, filone innovativo di ricerca e azione urbanistica centrato sui valori dei luoghi.

Il progetto di “Parco a mare” di Condofuri non nasce però originariamente quale operazione di tutela, riqualificazione e restauro della fascia costiera del comune com’è oggi. Circa una decina di anni or sono il comune infatti era riuscito a farsi approvare nell’abito del POR Calabria 2007-13 (Programmazione nazionale e comunitaria) un “vecchio” progetto di realizzazione del Waterfront nella fascia costiera del territorio comunale.

Gli ambientalisti locali di tutela facevano subito notare che, riproposta una ventina d’anni dopo, la configurazione dell’opera si rivelava assolutamente inadeguata, anche perché contrastante con la corrente normativa nazionale e regionale, che non permettevano più operazioni tanto vaste di cementificazione, consumo di suolo, impermeabilizzazione e impatto ambientale in area costiera (interamente tutelata dal Codice del Paesaggio).

Il citato laboratorio ha promosso allora una serie di momenti di discussione ed elaborazione che si riferivano da una parte al filone territorialista e dall’altra a modelli progettuali innovativi di riqualificazione delle fasce costiere, che, muovendo dalle originali elaborazioni americane EPA/Baltimore University, diverse strutture scientifiche, accademiche e ambientaliste, stanno tuttora veicolando anche in Europa e in Italia .

Il Comune di Condofuri nel 2014 ha accettato di rivedere il progetto, trasformandolo secondo le istanze del laboratorio da “lungomare” in “Parco a mare”, che intende consolidare gli ecosistemi presenti, considerati gli habitat e gli apparati esistenti, preservare la costa in erosione, e creare un parco costiero (non marino), che diventi area di incontro e fruizione socioculturale e ambientale permanente, fruita non soltanto dagli abitanti del comune.

Nel progetto di massima ,si erano individuate le diverse “fasce paesistiche” parallele alla linea di costa: per ciascuna di esse si predisponevano meccanismi di tutela e leggera fruizione; si prevedeva di realizzare attrezzature non fisse, prevalentemente stagionali, per le attività di servizio alla balneazione e all’uso sociale del tempo libero e di riposo, con l’impiego di materiale e strutture ecologicamente compatibili.

Le Linee Guida Territorialiste, venivano consolidate anche dallo studio di supporto alla progettazione effettuato dall’urbanista Enrico Gullì , in occasione della sua tesi di laurea.

Nella elaborazione progettuale definitiva si ripropongono gli apparati paesistici e gli ecosistemi originali, con elementi della rete ecologica e segnatamente delle “green e blue ways”, anche in funzione di integrazione e connessione delle diverse fasce paesistiche, secondo la matrice ambientale preesistente, reindividuata tramite il “patrimonio territoriale”.

In particolare si realizzano adesso attrezzature di difesa e consolidamento delle dune e degli apparati predunali, sentieri che seguono gli originali collettori ecologici, e soprattutto si ripristina per quanto è possibile l’apparato vegetale un tempo ricchissimo e in parte scomparso, con la riproposizione degli antichi “ giardini botanici”. Il Parco a Mare diventa così parte di una più ampia operazione di riterritorializzazione della fascia costiera.

Il progetto, che oggi potrebbe vedere la realizzazione con le risorse dei Collegati al PNRR, suscita interesse perché va oltre le pure importanti tutela e riqualificazione costiera , per proporre un processo di valorizzazione legato al paesaggio , e segnatamente a cultura , turismo esperienziale , produzione di beni immateriali , educazione e ricerca. Con la stessa logica di coniugazione di sviluppo e paesaggio che sta contrassegnando l’azione locale in tutta l’Area Grecanica . E a cui si sta guardando da tutta la Calabria e il Mezzogiorno.

da “il Quotidiano del Sud” del 14 dicembre 2021